emesse dall’organismo dopo la somministrazione di farmaci con traccianti radioattivi. Tali segnali, adeguatamente elaborati e registrati da un calcolatore informatico, permettono di indagare efficacemente sede, forma, dimensioni e funzionalità di alcuni organi, tra cui tiroide, cuore, ossa, cervello, fegato, reni e polmoni. Pertanto, l’apparecchio che esegue la scintigrafia non emette radiazioni, ma si limita a riceverle dagli organi del paziente in cui si è concentrato il tracciante.
Al termine della scintigrafia l’esaminato può riprendere immediatamente le proprie attività abituali, senza particolari precauzioni; il medico può comunque invitarlo a bere più liquidi del solito per facilitare l’eliminazione del radiofarmaco. Nelle prime ore dopo la scintigrafia, sempre a scopo cautelativo (le radiazioni assorbite non sono così pericolose, ma è comunque giusto risparmiare irradiazioni superflue), il paziente dovrebbe evitare uno stretto contatto con bimbi piccoli e donne in gravidanza.